check list migrazione joomla da 1.5x a 2.5.x

Esistono molte guide fatte benissimo (io ho usato questa) per migrare il sito in joomla dalla 1.5.x alla 2.5.x (l’ultima nel momento in cui scrivo). Scrivo solo una check list sul da farsi, come promemoria o se non avete idea su quello che ci sarà da fare:

  • FARE BACKUP (in maiuscolo perchè è la fare più importante) (io uso XCloner ma ce ne sono tanti validi)
  • Aggiornare joomla 1.5.x all’ultima versione (nel momento in cui scrivo è la 1.5.26)
  • TEST TEST (in maiuscolo)
  • FARE BACKUP (Sempre in maiuscolo)
  • Installare jupgrade dall’installazione standard di joomla
  • Abilitare il plugin da mootool upgrade (dalla gestione plugin di joomla)
  • Migrare il sito da 1.5.26 alla 2.5.4 da Componenti–>JUpgrade
  • Aggiornare il template (ottenerlo da chi ha rilasciato l’originale 1.5)
  • TEST TEST (in maiuscolo)
  • Fare il Backup

Un’informazione sulla migrazione con jupgrade, lui  crea le tabella nuove sul Database e il sito in una sottodirectory dando modo di testare tutto tramite www.nostrosito/jupgrade. Se tutto ok tramite ftp si salva il vecchio sito dalla root e si sposta il nuovo dalla sottocartella alla root. Non c’è altro, tenete in considerazione di provare tutto su una macchina di test.

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La Rete resta libera. Fava non c’è più. Alla fine ha prevalso il buon senso.

 

Riporto pari pari un articolo di Guido Scorza su Wired qui il link originale

La Camera ha appena bocciato l’emendamento attraverso il quale l’Onorevole Fava avrebbe voluto imbavagliare la Rete in nome dell’esigenza – pur rispettabile e comprensibile – di garantire miglior protezione ai diritti di proprietà intellettuale. L’intero emiciclo parlamentare – con l’isolata ma scontata eccezione della Lega Nord – ha detto no all’approvazione dell’emendamento con il quale si sarebbe voluto assegnare a chiunque il diritto di ottenere dal fornitore di servizi di hosting la rimozione di un contenuto sulla base di una semplice segnalazione arbitraria ed unilaterale circa il carattere illegittimo della pubblicazione. E’ un no, quello appena espresso dalla Camera dei Deputati, ad una pericolosa deriva legislativa verso la privatizzazione della giustizia, almeno in materia di proprietà intellettuale ma è, anche – e, forse, soprattutto – un no verso la dilagante idea secondo la quale la necessità di proteggere la proprietà intellettuale giustificherebbe, in maniera quasi machiavellica, il ricorso a qualsiasi mezzo e la deroga ai più elementari principi di diritto. I Parlamentari che hanno detto no all’emendamento Fava, non sono pirati e, probabilmente, non hanno a cuore la tutela dell proprietà intellettuale meno di quanto non l’abbia a cuore l’Onorevole Fava ma, semplicemente, hanno ritenuto che tali esigenze di tutela non potessero giustificare il rischio di comprimere – oltre il lecito – la libertà di manifestazione del pensiero online. E’ un ulteriore grande risultato ottenuto attraverso la Rete, lo scambio di opinioni ed informazioni online e l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della classe politica compiuta dalla società civile che, una volta di più, conferma che Internet libera rappresenta uno straordinario strumento di supporto alla democrazia del Paese. Probabilmente, senza il dibattito online delle scorse settimane, oggi, l’emendamento dell’Onorevole Fava si avvierebbe a divenire Legge e il nostro Paese sarebbe più povero in termini di democrazia e libertà di manifestazione del pensiero. Grazie a tutti i parlamentari che hanno avuto la sensibilità di ascoltare la Rete e grazie ai tanti che hanno spontaneamente fatto rimbalzare online un allarme che avrebbe potuto cadere nel vuoto.

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Non sono d’accordo sulla delibera AGCOM sulla copyright…

..che verrà discussa probabilmente il 6 luglio 2011. La delibera prevede che se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Che, «se la richiesta apparisse fondata», avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere. CINQUE GIORNI PER IL CONTRADDITTORIO. Se ciò non dovesse avvenire, il richiedente potrebbe, secondo la delibera ancora in bozza, rivolgersi all’Authority che «effettuerebbe una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni», comunicandone l’avvio al gestore del sito o del servizio di hosting. E in caso di esito negativo, l’Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti. Per i siti esteri, «in casi estremi e previo contraddittorio», è prevista «l’inibizione del nome del sito web», prosegue l’allegato B della delibera, «ovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia». Non sono d’accordo sicuramente con la chiusura per via amministrativa dei siti. A un’autorità come l’Agcom può sì spettare la vigilanza ma non la regolazione, che invece dovrebbe riferirsi sempre alla giustizia ordinaria. Altrimenti dove sono le garanzie delle parti, dov’è il contraddittorio? Ciò non vuole chiaramente dire che sono d’accordo con la distribuzione di materiale coperto da copyright o che viola in qualche modo la privacy di qualcuno ma messa così mi puzza un po’ di censura. Potete scaricare da qui la bozza in questione

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Chiavetta Wind tariffa conveniente ma da che punto di vista?

Oggi prendo una chiavetta per la connessione internet che non usavo da un po’, mi ricordavo che aveva un contratto ricaricabile. La infilo nel pc configuro al volo e non si connette. Guardo sulla confezione e leggo un sacco di slogan, 20 euro/mese navigazione senza limiti bla bla. Dato che probabilmente era scarica chiamo l’assistenza e non sto scherzando mi hanno risposto dopo 25 minuti di attesa confermandomi che la chiavetta era scarica e che dovevo ricaricarla. Mi dice che il credito minimo per navigare è di 1 euro e che quindi se ricarico 20 euro alla prima connessione va a zero e si blocca tutto. Dato che il taglio minimo di ricarica è di 5 euro e dato che la matematica non è un’opinione in realtà quella chiavetta costa 25 euro al mese!!!! Ma non è finita, dato che oggi è il 9 di maggio mi consigliava di attivarla dopodomani in quanto la chiavetta è stata acquistata il 10 di settembre il mese si resetta il 10 di ogni mese e non dopo un mese dalla ricarica. A questo punto ho chiesto scusa all’operatore in quanto mi è scappata una parolaccia, poi ho messo giu. Dimenticavo… è meglio ricaricare almeno 45 euro perchè con 25 il credito del mese prossimo rimarrà a 5 e se proviamo una connessione si resetta subito e bisogna ricaricarne di nuovo almeno alri 25!!!!

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Rai Televisione pubblica ma non troppo

Volevo segnalare che sul sito della rai si possono vedere i programmi in diretta ed anche quelli già andati in onda ma solo per pochi giorni. Quello che però mi colpisce è che è espressamente vietato registrarli! Ma come! Chi non ha mai registrato Happy days o qualche film in videocassetta con un vecchio videoregistratore! Be è così Sembra che invece di andare avanti andiamo indietro. In più RAI trasmette in streaming con una tecnologia visibile solo con un client sviluppato per Win e Mac (Silverlight). Per altre piattaforme esiste un client sviluppato da Novell che si chiama Moonlight (per installarlo su ubuntu ne ho parlato qui). Fino a qualche giorno fa era possibile vedere gli stream da software esterni tipo l’ottimo VLC, anche se era vietato. Ultimamente rai uno due e tre usano dei trucchetti tipo il cambio di sessione per ogni video disincentivando l’uso di player esterni. Per ultimo hanno implementato la tecnologia smoothstreaming tagliando di fatto (per ora) qualsiasi accesso al di fuori di Silverlight/Moonlight. Non so voi ma mi chiedo ma che gliene frega a loro come cacchio vediamo noi la televisione, penso che più siamo meglio è! Noo? Ma non potrebbero investire sulla qualità dei programmi invece che sti trucchettini? Bohh, fateme sape la vostra!

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Voglio uccidere B….

Bill Gates? Berlusconi? Bersani? Aaarrgghhhh !! Attenzione a cosa scriviamo sui blog, guardate cosa è successo a questa signora:

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